Diary of wine and rum
By Monica Cinquini.
Fausto in vendemmia fa in modo di raccogliere e convogliare a parte le uve migliori. Dopodiché, tutti i vini ricevono in ogni caso le stesse cure e percorrono la stessa strada. È un vigneron come una volta, per lui vinificare le uve in bianco è togliere una parte essenziale per il vino, è un errore che porta a farne altri ancora più gravi, come aggiungere correttivi e sostantivi per sopperire a mancanze e pochezze: “nel nulla e nel poco, il correttivo diventa il sostantivo”, così l’uva perde tutte le sue peculiarità che la natura le ha conferito in mesi e anni.
Per lui è essenziale il benessere della pianta di cui l’uomo è il solo responsabile. Non defoglia e cura scrupolosamente la salute dei grappoli affinché l’uva vinificata interamente sia perfetta.
Ci spostiamo dentro la cantina, davanti all’ingresso c’è un tavolo dove potrebbero mangiare comodamente otto persone, apparecchiato con due dozzine di bottiglie aperte e ritappate con la sola capsula. Alcune contengono poco più di un bicchiere di vino, altre sono a metà. Sono i preziosi resti di decine di assaggi iniziati chissà quando e chissà da chi. Le annate in “degustazione” coprono tre lustri e un’infinità di quelle emozioni che deve dare il vino. Vedo lo Spigau 2003, 2007, 2008, e così via per Pigato e Vermentino.
Le vendemmie sono tantissime, dalla più recente via via in verticale verso la più “antica” … È un caos splendido in cui gli assaggi cominciano a inseguire le parole e i concetti. Parliamo di idrocarburo, di annate calde, di vendemmie precoci oppure perfette ed ogni volta assaggiamo un esempio tra quelle bottiglie aperte e ne riapriamo di nuove. Il vino si esprime con Fausto con una complicità esperienziale. Si parla di morbidezze e, quel famoso burro che attendevo mi arriva dritto al cuore con l’assaggio di Spigau 2008, aperto forse da dieci giorni e ormai agli sgoccioli! Questi vini incredibili affascinano ad ogni sorso senza via di scampo!
Fausto produce anche Rossese R.L.P., Ormeasco col nome Macajolo e Sinceaur (antico autoctono dell’imperiese), ma i bianchi sono il vero scrigno del tesoro di questa cantina, capaci di imprimersi per sempre nella memoria con una complessità enigmatica, acidità vibrante e mineralità fenomenali che paradossalmente nascondono e dichiarano la loro origine ligure.
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